La leggenda - Sacri Templari-Allevamento amatoriale del sacro birmano

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La leggenda



I gatti sacri di Birmania derivano il loro nome da una antica leggenda di mito e poesia.

Si narra che nel XVIII secolo in una regione desertica della Birmania, vivesse il popolo Khmer, che costruì meravigliosi templi di culto per rendere omaggio agli dei. Il Gran Sacerdote Mun-Ha
risiedeva nel tempio di Lao Tsun, dove trascorreva l’esistenza pregando e venerando la dea Tsun Kyan Tsè , la divinità che presiedeva alla reincarnazione delle anime. Con altri 99 monaci vegliava sulla statua della dea, che era realizzata in oro massiccio ed aveva due enormi zaffiri al posto degli occhi. Nel tempio c'erano anche 100 gatti bianchi dagli occhi gialli, scelti da Buddha per accompagnare le anime nel loro percorso eterno della reincarnazione.  Ogni monaco aveva al suo seguito uno dei gatti dal quale mai si separava.

Un giorno il tempio venne attaccato dai predoni, che uccisero tutti i monaci ed  il Gran Sacerdote mentre erano in profonda meditazione. Sinh, il  fedele gatto di Mun-Ha, che gli era accanto nella preghiera, accortosi che il suo padrone era morto, salì sul suo petto e fissò la statua per continuarne la meditazione o, forse, per chiedere vendetta. La dea  premiò la sua fedeltà con un prodigio: il suo mantello divenne dorato come la statua della dea, gli occhi blu come i suoi zaffiri, i suoi piccoli piedi che toccavano il corpo del sacerdote divennero candidi in segno di purezza e solo le zampe, il muso, le orecchie e la coda assunsero il colore scuro della terra.  Nello stesso tempo, anche gli altri  gatti del tempio, subirono la stessa trasformazione e la trasmisero ai loro discendenti.

 
21/02/2018
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